... si mise a dipingere su tele di medio/grande formato singoli oggetti e frammenti tratti dalla realtà comune, la più vicina possibile al corpo umano, isolati e ingranditi al punto da saturare lo spazio del quadro.
Prendiamo ad esempio
‘Green bust’ del 1969.
Un poderoso torso
femminile, ripreso di spalle, compresso dentro ai bordi del quadro e indagato
fin nelle cuciture e nelle pieghe alle giunture, ci pone di fronte alla
nitida voluminosità di un’attillata superficie monocroma, definita da profili
marcati e da ombre nette.
La visione è statica,
il formato ingigantito, e il soggetto è ridotto a forma volumetrica e trama
superficiale.
“Essenzialmente
l’Iperrealismo lavora su tradizionali dipinti incorniciati … con un soggetto
fotografico. La fotografia di solito è a monte e a valle del processo creativo:
è sia all’origine della fruibilità dell’Iperrealismo sia il motivo per cui esso
è ostracizzato dal pubblico”¹.
Volendo trovare un
legame tra l’Iperrealismo e l’opera di Gnoli, non sarebbe facile se non, forse,
per l’ossessiva dimostrazione di illusorietà della rappresentazione artistica.
“Non crediamo che
Gnoli cercasse un effetto ‘fotografico’, perchè non ci risulta che abbia mai
fotografato né utilizzato la fotografia come modello per dipingere … Gnoli,
piuttosto che immaginare o rivelare una nuova realtà, scruta con attenzione
quella di tutti i giorni. Sono il suo sguardo minuziosa e la sua fervida
memoria, fissata attraverso rapidi schizzi, a produrre le rielaborazioni delle
immagini portate su tela”¹.
E veniamo all’opera
che ha attratto la mia attenzione …
“Tra le cose del mondo i legami più saldi si fondono sull’eterogeneità, purchè essa garantisca l’elasticità necessaria ad una connessione mobile ed articolata: così la gomena tra la nave e il molo, così il filo tra il bottone e la stoffa.
Se il centro del
bottone custodisce gli organi più essenziali alla funzione dell’allaccio,
insieme esatti come ingranaggi e reattivi come visceri, la circonferenza può
permettersi un segno di lusso ornamentale, sia pur austero, quale il bordo
rilevato. Questa rifinitura non è priva di significato: giustamente sottolinea una
proprietà decisiva dell’oggetto, la misura dei suoi confini. Infatti, un
bottone d’estensione illimitata non servirebbe ad abbottonare, così come un
bottone di superficie nulla o scarsa non potrebbe esercitare alcuna presa …
I rapporti tra il
bottone e la distesa morbida di stoffa in cui affonda le sue radici filiformi -
prato erboso se è lana o fitta stuoia di fibra sintetica - non sono definibili
con certezza, come sempre accade tra entità inconciliabili. Insensibile al
caldo e al freddo, al secco, all’umido, il bottone può ben farsi forte del suo
temperamento stabile, ma non di rado la ricchezza di reazioni della stoffa, il
suo fiorire e il suo patire, la sua partecipazione ai climi e alle intemperie,
, gli paiono aspetti degni d’invidia, o gli suscitano uno struggente desiderio.
Indifferenza reciproca
e complementarità amorosa s’alternano e si mescolano, come in tutte le lunghe
convivenze”².
Questa opera ha
attratto la mia attenzione perchè la trovo molto simile ad un’immagine
pubblicitaria, apparsa nel numero in lingua americana di National
Geographic del dicembre 2004.
Il riferimento a Gnoli è più che palese.
Innanzitutto
l’impostazione delle due immagini presenta un’equilibrio formale, basato su una
composizione fondata su di un asse verticale, pressochè centrale, nel primo
caso marcato dal bordo in rilievo di un lembo di stoffa, nel secondo dalla
nervatura centrale di una foglia. In ambedue i casi sbuca di lato il
protagonista: un bottone.
In questa
pubblicità il bottone ‘affonda le sue radici filiformi’ in una stoffa le
cui proprietà sono decantate in fondo pagina … origine naturale,
biocompatibilità, traspirabilità … il tutto si traduce visivamente con la
superficie nervata di una foglia, che possiede tutte quelle tanto decantate
caratteristiche.
L’associazione
foglia/stoffa è affidata, in maniera molto azzeccata, proprio al bottone che
occhieggia da dietro una nervatura, come se questa fosse proprio un lembo
di stoffa.
____________
1. S. Pezzato -
“Domenico Gnoli, a ritroso” in ‘Domenico Gnoli‘ 2004
2. V. Sgarbi -
“Gnoli” 1983



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