Tableau
Tablette si espande.
I risultati
compositivi ottenuti fino ad ora portavano ad aggregazioni più o meno complesse
‘aperte’, nel senso che visivamente apparivano senza elementi che ne
determinassero una conclusione spaziale. In altre parole potevano essere
ampliate, con l’aggiunta di nuovi supporti e nuove formelle in qualsiasi
direzione. Si trattava di vere e proprie opere il cui scopo era la decorazione,
che si collocava per le sue caratteristiche a metà tra l’oggetto di disegno
industriale e il quadro ma del quadro tradizionale non aveva niente.
Ora il
sistema si arricchisce dell’elemento ‘cornice’. Questo lega con più forza gli
assemblaggi al concetto di quadro e ne determina visivamente l’estensione. La
cornice costituisce una chiusura, lì finisce l’opera, e così come l’immagine
decorativa è smembrata, anche la cornice si presenta frantumata. Per vederne il
confine che crea bisogna farlo ‘amodalmente’.
C’è un altro
aspetto che l’elemento cornice introduce: l’equivoco.
Il supporto
fino ad ora costituiva la cornice; le formelle se ne distaccavano sottolineando
la diversa funzione ma anche l’indissolubilità tra loro.
Ora il nuovo
elemento ‘cornice’ reclama fortemente la funzione prima demandata al supporto e
per la sua discontinuità crea uno strano passaggio visivo da parti che sono a
tutti gli effetti ‘cornice / passepartout’ a parti in cui quest’ultimo reclama
la funzione per cui era nato, cioè ‘cornice – passepartout’. Nel primo caso la
cornice e il passepartout sono distinti mentre nel secondo sono una sola cosa.
Da qui l’equivoco visivo.
Il risultato
finale è un’aggregazione di formelle non più aperta ma ben delimitata da un
confine evidente anche se frammentato. Ne risulta aumentata la gamma delle
soluzioni disponibili, comprendendone alcune più vicine al concetto ‘quadro’
anche se questo si presenta del tutto destrutturato.
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